domenica 5 novembre 2017

Non vi fregheranno.

Questa è una riflessione di alcuni giorni or sono, ormai quasi scaduta, nel senso che si sta votando, proprio in queste ore, per il rinnovo del governo in Sicilia. Ma la ritengo valida, per me.

Ci si prepara alle elezioni nell'isola. Sono arrivati tutti, in drappello e anche alla spicciolata. Sono all'arrembaggio, le vecchie e recenti volpi della politica, hanno il coltello tra i denti come pirati guerci. Alcuni esibiscono le zanne in untuosi sorrisi. Sono calati quaggiù per spartirsi ancora una volta la torta rancida di quest'isola, di questa terra che non ne vuole sapere di cambiare e loro lo sanno, sì che lo sanno. C'è qualcuno, qualcuno c'è che rumoreggia e mi ricorda le oche del Campidoglio, ma non c'è la certezza del prode salvatore, non c'è nessun Furio Camillo a soccorrerci. Soccomberemo, come altre volte, volontariamente e volentieri, ci consegneremo a quella sorte infame ma sempre cercata e accettata che non ammette il cambiamento. Sono questi i miei peggiori timori, sono sempre gli stessi, da decenni. Si potrebbe tentare l'eversione - e molti lo faranno - di votare quest'idea relativamente nuova, il Movimento. Si è tentati, lo sarei anche io se solo potessi dimenticare esternazioni ambigue e le cialtronerie urlate dal loro padre-padrone ( l'aspetto, per me, più inquietante è proprio questa sacralità del ruolo assunto dal leader, la sua indiscutibilità mi è disturbante); si è tentati e forse in molti lo voteranno. Ma basterà, basterebbe perché se non tutto, qualcosa inizi a cambiare? Perché si cominci a voltare le spalle a odiose, inveterate abitudini che rappresentano il tumore maligno, la Peste Nera di cui è ammalata l'isola?
Il malaffare, la corruzione, il potere mafioso si sono cronicizzati, il tumore ha fatto metastasi dappertutto. Almeno in una parte della società, quella che, anagraficamente, mi è più vicina. Quella che si è arraffata, nel silenzio consenziente di molti e dello Stato centrale, il Potere politico-economico di tutti i gangli vitali dell'isola. Uomini e donne (ci metto dentro anche le donne, anche se sono scarsamente rappresentate) che abusano dell'opportunità di una poltrona, di un titolo, di una dirigenza, per giocare sporco, per esercitare un dominio spesso feroce sulle esistenze di chi è costretto, per necessità, a soggiacervi.
Spesso sono i giovani a essere soccombenti, i più giovani sguarniti di protezioni adeguate - protezioni che uno Stato dovrebbe fornire - cadono sotto la mannaia di interessi, ripicche, ritorsioni, ricatti. E non parlo qui della Mafia, del Sistema che ha infettato e infetta le attività economiche dell'isola. Parlo della mentalità mafiosa, meno appariscente, sotterranea, strisciante, che è ugualmente infettante e infestante.
Mi rivolgo ai giovani allora.
Il voto di oggi, temo, non produrrà la svolta. Ma anche se qualcosa di nuovo dovesse accadere, non sarà sufficiente.
Il cambiamento sta dentro di voi, voi avete gli strumenti perché qualcosa si possa muovere nel limo, perché il fango si ossigeni di nuova acqua pulita. Siete fondamentali, siete necessari, ma non dovrete più lasciarvi abbindolare, non dovrete più chinare la testa: dovete riacciuffare la vostra dignità. Cambiate voi quest'isola, cambiamdo voi stessi. Scansatevi dalle false promesse degli ominicchi e dai loro ricatti foderati di sorrisi e pacche sulle spalle. Sono nani, gnomi malefici, rispetto a voi. Abbiate rispetto di voi stessi, non di loro.
Solo così non vi fregheranno più, non vi fregheremo più.

Raffaello Sanzio  "La Scuola di Atene" (particolare)  1509 - 1511 

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