giovedì 3 novembre 2016

Non scendo agli Inferi.

Ciò che più mi lascia stupefatta è l'assoluta certezza di molti. L'inconfutabile, per loro, certezza di essere nel solco giusto, di trovarsi dalla parte corretta, di avere imboccato la via che, sicuramente, porta allo scopo. Che è, manco a dirlo, perfettamente aderente ai loro desideri - e a quelli di tutti - e alla giustezza delle cose. Senza che un insignificante dubbio gli morda la coscienza, senza che un microscopico tarlo gli rosicchi il cervello e l'anima. No, le loro convinzioni sono assertive, assiomatiche, non c'è spazio per il confronto, né per la discussione, con nessuno, neanche con se stessi, appunto. Come se avessero fatto tabula rasa di tutte le esperienze pregresse, di tutte le letture fatte (se le hanno fatte), di tutti gli incontri avuti durante il peregrinare perenne che è la vita. E i toni, poi, con cui esprimono la loro sicumera, sono un coacervo di furibonda risolutezza, di sprezzante acredine verso chi, al contrario, non ha le stesse idee, è esitante e crede nella forza del dubbio. Come me che del dubitare, con  cautela e rispetto, ho fatto motivo del mio vivere. Il dubbio non come escamotage codardo per aggirare le scelte, ma come opportunità di ascolto, di confronto e di rispetto;  il dubbio come forza a cui attingere, prima di precipitarsi per poi, magari, cadere.
So bene che non è l'atteggiamento che si richiede alla persona "vincente"  e mai come oggi questo participio mi procura scontento e sgomento; so che si vuole il cambiamento, anche se non ho capito bene in che senso, e che deve avvenire in fretta, prima che sia troppo tardi - ma è già tardi, forse - e che il cambiamento deve essere preteso e che deve essere il popolo a pretenderlo. E qui si grida a gran voce alla democrazia, all'onestà, all'etica, in un boato assordante di voci sempre più esaltate, tanto da risvegliare i morti. Paradossale, grottesco il caso del redivivo Umberto Eco, per un inqualificabile, volgare errore di persona, tirato in ballo e ricoperto di invettive. E altrettanto paradossale e triviale che si azzannino le spoglie ancora calde di Tina Anselmi per ottenerne un consenso dall'Ade.
Tutto questo baccanale mentre la terra che calpestiamo continua inesorabile a rammentarci che è lei la più forte, che è lei ad avere la bilancia in mano o il filo delle Moire.
Io preferisco il mio cantuccio nebbioso dove ogni tanto penetra la luce fioca di un lumicino a rischiararmi e a confortarmi: i miei dubbi, aperti agli altri sono i compagni di viaggio che mi sono scelta. Per non scendere anche io agli Inferi della prosaica violenza che mi circonda.

Francis Bacon "Autoritratto"  -  1971

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