domenica 13 marzo 2016

Solidi, non liquidi.

Torno a parlare d'amore. Perché non è più tempo per l'amore, perché mai come in questi anni tutti, o almeno tantissimi, abbiamo trovato riparo nel nostro comodo, conosciuto, asettico individualismo.
Non cerchiamo scorciatoie, non mentiamo: siamo reclusi nell'ostrica, siamo chiocciole raggomitolate nel guscio, tartarughe ritirate nel carapace, interessati a sbocconcellare l'ultimo oggetto del desiderio. Siamo individui che si incontrano per caso o per scelta, sì anche, ma dura poco. si corre verso altro. E mi viene in mente quella "società liquida" di cui ci parla il meraviglioso (per me) Zygmunt Bauman, Liquidi i nostri incontri, le nostre relazioni interpersonali, scorrono nelle nostre esistenze, senza che riescano a solidificarsi in un grumo di affetti, di reciproco amore, di reciproco rispetto, di comune condivisione.
In questa domenica di metà marzo che non è primavera e dal nord traspare il vulcano cinto di nuvoloni ghiacciati, ancora una volta ho toccato l'amore, quello che viene fuori dagli occhi stellati e dalle voci di cristallo dei miei giovani innamorati. Innamorati della vita; innamorati dell'avventura che si delinea oltre il mare (ah! l'eterno mito di Ulisse seduce); innamorati dell'idea stessa dell'amore, sempre generosamente declinato in ogni forma. I miei giovani innamorati che scappano e non vorrebbero scappare; che sognano e vorrebbero continuare a sognare; e distolgono gli occhi disillusi  dalla realtà, per piantarli nei nostri, stanchi ma amorevoli.
E parlare con loro, con i miei giovani innamorati delusi sognatori viandanti per scelta e per necessità, richiede coraggio e un pizzico di crudeltà, ma è una crudeltà amorosa.
In fondo, rifletto, è quello che si aspettano dall'amore: la spinta, la mano che accompagna, dal tocco lieve e determinato però. E le parole, quelle parole "tra noi leggere" che sferzano, come scudisci di seta, a proseguire il cammino. Senza badare al sasso che viene lanciato perché s'inciampi, impareranno a scansarlo; senza ascoltare le frasi del lusingatore, il falso mendicante accovacciato ai bordi della strada, impareranno ad aggirarlo; senza affondare gli occhi nelle iridi di malignità tremanti, dell'invidioso che viene incontro col sorriso bugiardo, impareranno a scostarlo.
Questa domenica di questo strano marzo mi ha mostrato il dono. No, i miei ragazzi innamorati della vita, non nuotano nel liquido di questa società, Essi camminano e la loro strada è terra solida sotto i loro piedi,

Momò Calascibetta  "La folla"  1978

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