sabato 19 marzo 2016

Senza ombre.

Oggi si festeggia San Giuseppe (per i cristiani) e per molti si festeggia anche il papà, ovvia la relazione tra i due personaggi. Ma io ho perduto il mio papà oltre vent'anni addietro e ne conservo un ricordo amoroso, anche se annebbiato da tante contraddizioni: il rapporto figlia-padre dovrebbe essere. si dice da sempre, idilliaco, soffuso di quella perfezione del sentimento a cui tanto si aspira nel corso della vita e che, spesso, delude, riportando la figlia a rimpiangere le braccia forti e protettive del papà, il papà culla, il papà maestro, il papà eroe.
Oggi non sono più figlia, ho assunto altri ruoli nella vita e ho imparato a conoscere mio padre, dopo, quando non c'era più tempo per parlare, per dirgli quello che avrei voluto dirgli di me, di noi. Ho imparato a capire che non era un eroe, che non era un maestro, che le sue braccia amorevoli non mi hanno protetta dalla sofferenza, semplicemente perché non poteva farlo. I dolori dell'esistenza hanno avuto la meglio, sono stati più forti e più durevoli, mio padre se n'è andato lasciandomi sguarnita, senza scudo. Ho imparato a capirne le fragilità, gli errori, i dubbi e ho imparato ad accettarli, finalmente. Un lungo percorso solitario, un cammino tortuoso che si è, lentamente, snodato nei ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza e della maturità anche, fino al limite ultimo. Ho imparato ad accoglierlo in me, senza aspettative né adombramenti; senza furori né delusioni. Ho imparato, in questi lunghi anni di mancanza, a sentirlo amico, un amico dolente e incerto, allegro e spaccone, roboante e taciturno. E ho imparato ad amarlo, per quello che era, senza infingimenti, con chiarezza. Oggi mio padre ha la luce, è senza ombre.



"Paul travestito da Arlecchino" -  1923
Pablo Picasso

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