giovedì 28 gennaio 2016

Le vite minute e le altre.

Avere esperienza del dolore, della sofferenza dell'anima intendo, può diventare un'occasione in più, un'opportunità che regaliamo alle nostre vite. Spesso confuse, minute, appese al filo corroso delle nostre miserevoli ambizioni, dei nostri pochi e gretti privilegi. Poi, per caso, inciampiamo nel dolore, quello che spacca il cervello, che divora il cuore e ogni aspetto delle nostre esistenze assume una coloritura, una forma diverse. Le vediamo, queste nostre vite, nella loro reale essenza, ne diventiamo consapevoli.

Le vite minute.


Le stanze scolorite, hanno i tetti grigi
come i volti dell'uomo e della donna
che ondeggiano con la sigaretta accesa.
Ondeggiano nella ricerca del posto
accogliente, delle braccia materne perdute,
della risata cantata all'aria aperta, sul mare.
Stupore e attesa hanno i loro occhi di nebbia,
le favole non l'incantano più, il drago è vivo
e attorce la squamosa coda al corpo sbieco.
Le stanze hanno pareti senza porte aperte
e l'uomo e la donna oscillano dolenti muti
nel fumo della loro sigaretta, bruciano insieme.
Hanno pochi oggetti nelle tasche
due caramelle di menta un tovagliolo usato
le briciole di pane per il passero che non c'è.
Le stanza hanno pareti spoglie di quadri
veloci ombre le tingono di nero
mentre cala la notte e l'unica lampada si spegne.
Nel cortile tacciono i passi dell'uomo
e della donna, il vento spazza la cenere
delle sigarette e il passero cerca le briciole.


Foto di Cristina Amato "Scale deserte"

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