sabato 2 gennaio 2016

Breve elogio dell'inverno.

Dicono che è arrivata la neve, al nord. L'anno nuovo porta con sé lo splendore soffice del ghiaccio, dopo giorni di sole ammorbato dallo smog, dalle nebbie chimiche.  Come in un romanzo letto parecchi anni or sono, l'inverno ha disertato le feste, ha bussato alle nostre case dopo. Da sempre ho la sensazione che la natura stia ad ascoltarci, sa quando è necessario dare un segnale a noi umani, proprio come dà il segnale alle altre bestie che la popolano. Finito è il tempo dei bagordi, finite le notti che si trascinavano verso quella più lunga; ora, in un lento dipanarsi di ore fredde, riprenderemo a vivere le consuete attività, senza rutilanti luci, senza alberi infiocchettati, senza calici impugnati a sfidare il futuro e a minacciare il passato. Per un po' di tempo, per quello che volgerà alla mite stagione, l'inverno ci farà compagnia. Sarà quella del tepore ritrovato alla sera, sarà quella delle domeniche inerti davanti ai televisori, sarà quella del libro sul comodino, da leggere prima di sprofondare sotto l'ingombro di coperte e plaid. Nei giardini e negli orti, nei vasi del mio terrazzo, le piante fingeranno di dormire, brulicando di linfa per la bella stagione; le gattine si prepareranno a miagolare d'amore nei cortili e qualche cane abbaierà alla luna, ché gli apparirà più grande e misteriosa nelle notti invernali. Nei palazzi del potere, ovunque, si giocherà l'eterno bingo, i politici non sanno che la tombola finisce con le feste. Dopo si dovrebbe essere seri, si dovrebbe smettere di estrarre i numeri che vogliono. L'inverno è una stagione severa, ma può diventare anche una stagione proficua: può essere lungo quanto una pace lunga; può diventare fervido quanto un formicaio, se c'è il lavoro per le formiche; può essere accogliente quanto una casa amica; può essere allegro quanto i bambini allegri; può essere giovane, infine, se ci sono i giovani. Dimenticavo: può essere silenzioso, di quel silenzio bianco della neve, quanto le bocche chiuse, cucite con refe d'acciaio, degli stolti.


Vincent Van Gogh  "Minatori nella neve" 1878 - 1880 ca.

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