sabato 18 luglio 2015

Un territorio ignoto.

Il dolore è una parte importante della nostra vita. Non si scappa da lui, è un segugio perfetto che riconosce l'usta del nostro passaggio e sa coglierci di sorpresa. Un ottimo cacciatore di prede, un crudele smembratore d'anime.
Ci sono dolori, però, che potrebbero apparire incomprensibili per molti, sono quelli che, da molti appunto, vengono definiti, dispiaceri. Piccoli eventi, momentanee interruzioni sgradevoli della nostra pedissequa esistenza, volti a turbarne, con il loro breve ed effimero agitare, l'ordine e la piattezza. E questo modo di percepire può avere un valore, se gli accidenti improvvisi che causano "dispiacere" sono eventi senza traumi, nei quali non vi è separazione, scomparsa, annullamento. Ma quando ci si trova a dovere affrontare una mancanza, l'assenza, di cui ho altre volte parlato, allora, secondo me, è più giusto che si parli di dolore. L'allontanarsi per sempre di un essere amato, perché è questo il centro attorno a cui gravita ogni altro sentire, la scomparsa dell'oggetto dell'amore, provoca una reazione di smarrimento di sé, di scombinamento, di perdita che si traducono in quel sublime moto dell'anima che è il dolore.  Il dolore afferra e trascina, portandoci con sé in un vortice di ricordi, di emozioni, di vita che non sarà più quella. Ed è anche un grande maestro, ferocemente educa. Alla comprensione di se stessi, a quella altrui, alla pietà, alla consolazione. Tentare di rendere razionale il dolore è cosa da folli, ma non da folli come canonicamente s'intende, ma da uomini e donne che hanno la pretesa di volere, tramite l'osannato lume della ragione, controllare ogni cosa, ogni impercettibile palpito, ogni brandello di lacerata e offuscata emotività. Ogni istinto alla pietas, quella pietas che ci dovrebbe distinguere dagli altri animali. Ma una recente esperienza mi ha insegnato - e lo sospettavo da tempo - che non è così, non sempre. Gli animali comprendono il dolore e hanno la saggezza del conforto; molti esseri umani,, i fautori della logica e del predominio razionale, non ci capiscono un accidenti, è un territorio ignoto nel quale hanno il terrore di addentrarsi.

Paris, Texas (1984) Wim Wenders

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