Le assenze
2013
Nella casa
rosicata dal tempo
eravamo
appesi alle mani dei genitori,
senza sapere
altro se non il gioco ridente
e il girotondo alla faccia seria della vecchiaia,
era la nostra la faccia
allegra della casa sgretolata.
Senza sapere
altro, se non la nostra presenza
assordante a
scardinare porte, barriere erette
agli spazi
oscuri dei bambini,
con gli occhi
incerti aspettavamo gli ignoti alfieri
bardati alla
festosa mensa della futura vita.
Non
arrivarono su cavalli, né su carri agghindati,
erano a
piedi e si posero davanti a noi,
segreti muri
da scalare, caddero i calcinacci,
rovinò su
noi il tetto della casa, le mani appese
a noi
ritrassero le dita, diafane divennero.
I muri stolidamente fissi non vacillarono,
crebbero,
mattone su mattone, pazienti maestranze
a cingere
tutte le nostre assenze, silenti spettri
del passato feroce, e irridente ci
strizza l’occhio
freddo e asciutto di lacrime, dei morsi al
cuore privo.
E nuove
assenze si aggiungeranno alle macerie antiche,
nuovi tetti crolleranno
e i muri resteranno saldi,
tacite
sentinelle, i celati rimpianti a custodire,
ci chiuderanno
con possenti braccia di pietra
nell’abbraccio
senza fuga, inermi e stolti, cosa saremo.
Ricordi addormentati si sono risvegliati. Che bella poesia! E che modo sorprendente hai di toccarmi i sentimenti.
RispondiEliminaCredo che nei sogni ci si rivelino molte più verità che da svegli. A me succede spesso. Grazie per le belle parole, Magali
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