martedì 23 giugno 2015

Con passi lenti.

In questi giorni affollati, in questi giorni pullulanti e pulsanti di fatti e di sensazioni, di attese e di sciocche speranze. In questi giorni di sole ancora tollerabile, di notti fresche e ventose che portano il mare nelle stanze. In questi giorni di silenzi e di sguardi timorosi, io sono ancora viva. Rifletto sulla vita, sulla trascorsa vita e su quella dell'oggi. E se un tempo la consideravo solo mia, un fertile terreno da coltivare, gelosamente custodito, ora nell'avanzare impietoso degli anni, mi appare come una sterminata landa, una brughiera sconvolta dalle tempeste, aperta a tutti i viandanti. Ma la brughiera nasconde tra la torbiere e i rovi e gli sterpi, piccoli grappoli di fiori rosa che le conferiscono una gentile bellezza. Rifletto e la vita non mi sembra più solo mia, è soprattutto di altri. Forse è questo il senso della maturità, d'altronde anche il frutto maturo si apre, donando la sua succosa polpa a chi ha sete. E così, credo, avviene nella vita, o così dovrebbe avvenire. Il tempo rende il corpo meno scattante, meno muscoli, meno tendini, tutto diviene morbido e fluttuante, sbiadito nei colori e soffice nella materia. E accogliente e generoso di sé. Così dovrebbe essere. Ci si allontana dalla vita giovane, senza più fughe, senza più scalate alle vette ignote. Ci si allontana dal raggio torrido che trafigge. E prendiamo il passo più lento verso pacati luoghi, ombrosi rifugi da spartire con tutti. Sì, mi piace pensare alla vita, non più come a un mio privilegio, ma come a una spartizione consapevole di me.

1 commento:

  1. Una interpretazione della vita matura poetica e serena. Invecchiare è un dono ce ci fa la vita e lo dobbiamo accogliere con gratitudine. La parola "vecchiaia" non è più di moda, sembra che tutti abbiano paura di essere vecchi, ma a tutti non piace morire giovani. Allora accettiamo il dono della vecchiaia senza finzioni.

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