giovedì 11 giugno 2015

Un giganteco Risiko.

Non ce la faccio a tacere e così torno a parlare di web (che poi è la casa che mi ospita, anzi che ci ospita), e della parola "odio". Oggi l'ho letta per ben due volte ed è stata una frustata, seguita da un'altra. L'ho letta nei commenti a due post, non importa l'argomento, non ha nessuna valenza a chi fosse indirizzato questo sentimento, è la parola in sé che mi suscita paura. Quando non è scoperta, manifesta nella sua brutale pregnanza, essa è sottesa, ambiguamente dissimulata in immagini e frasi che solleticano, titillano i nostri più reconditi e viscerali moti dell'anima. Infatti, la pancia ha un'anima.  Un martellamento strategico e continuo, un bombardamento  contro il quale non esistono bunker a protezione. L'odio serpeggia, si spande vischioso e intrappola. Facendo emergere tutte le contraddizioni dell'essere umano. Lo stesso essere umano che si commuove e commenta, cuoricini a profusione, davanti al cane abbandonato dal vigliacco padrone; oppure, sorride lacrimoso, alla storia del bambino cinese, ormai uomo, che non dimentica il bene ricevuto; e moltissimo altro ancora, una pletora di post, link e di relativi commenti, grondanti amore e carità. E, spesso, sono gli stessi utenti che plaudono, protervamente, agli incitamenti, più o meno velati, all'indifferenza, quando non al disprezzo, verso chi professa culture e religioni diverse. Il disprezzo è parente stretto dell'odio, una forma più raffinata, meno becera. Ma gli inesausti cultori dell'odio - hanno ottimi motivi per continuare a instillarlo, solitamente legati ad appartenenze "politiche" - imperversano e non danno tregua e arrendersi all'odio non è poi così difficile, insensato. Anzi. Sensato e ragionevole, perché è una coperta grande sotto cui nascondere le proprie irrisolte necessità, le proprie ambizioni inespresse, le frustrazioni perpetue a cui si soggiace. E l'odio per gli altri è un efficace antidoto al dolore provocato dal vivere la disumanità di una società escludente ed esclusiva. Così l'odio prende vigore e si propaga, un virus letale che fa soccombere tutti. Il diverso diventa il nemico da abbattere; colui che si ritiene ingiustamente fortunato e immeritevole, diventa l'oggetto della rabbia che si annida dentro. E tutto si svolge come un gigantesco gioco bellico, un risiko feroce, senza averne consapevolezza. Gli unici, consapevoli strateghi, si fregano soddisfatti le mani e assistono, condottieri senza gloria, al massacro.




Peter Paul Rubens - Copia della Battaglia di Anghiari  (dall'affresco di Leonardo da Vinci)
anno:1603

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