Così, oggi, scrivo della mia gatta parlante. Oh, sì. Lei parla e parla con un linguaggio che è una musica soave: il suo miagolio diffonde un'allegria festosa a cui non riesco a sottrarmi.
La mia gatta parlante si chiama Priscilla, un nome altisonante, certo, per una creatura dal pelo color crema, soffice come una spumone alla fragola, e partecipa attivamente alla vita di casa. Se fischio, due, tre sibili, ed ecco che Pripri dal terrazzo - vi trascorre buona parte del giorno e, soprattutto, della notte, a osservare le luci e la lunga fila di auto, oppure a seguire con lo sguardo il volo di sospirati uccelli - saetta nel salotto e da lì nelle altre stanze, rispondendo "ngrrr" al mio richiamo.
Poi mi afferra le caviglie con delicatezza e vi stampa sopra due o tre morsibaci, e con la coda diritta come un peloso bastone, corre alla ciotola, la guarda, la annusa e, se è vuota, la rovescia al contrario in segno di riprovazione nei miei confronti. E intanto parliamo, le racconto di tutto e lei mi risponde, piegando di lato la testolina e i suoi occhi dorati cercano i miei. Se scrivo - e capita spesso - eccola qui a gironzolare inquieta sotto la scrivania e d'un balzo, op, è su di me e da me sulla tastiera, dispettosamente felice.
Di notte, come quasi tutti i gatti, non dorme o se dorme sceglie il letto di mia figlia, un gran lettone amoroso nel quale le due si abbracciano, arruffate nel sonno. Ma all'alba, Priscilla si trasforma, diventa la sveglia trillante. Silenziosa sale sul letto e poggia la zampetta paffuta sulla mia guancia, ngrr, gnau, mi sussurra nell'ombra, e mi assesta brevi, teneri morsi sul naso o sul sopracciglio, oppure mi scompiglia i capelli.
Il buio si dirada, inizia un nuovo giorno e io e Priscilla siamo in cucina, lei accanto alla ciotola colma di croccantini e io, assonnata, con la tazzina del caffè in mano. Ricominciamo a parlare, ngrrr, gnau, un altro giorno, altri avvenimenti, notizie, politica, esseri umani che sbraitano. Intanto io e la mia gatta parlante continuiamo a chiacchierare. E tutto è meno scuro, c'è un baluginare di luce che accende le stanze.
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