venerdì 21 novembre 2014

Ossessioni? No, solo ombre.

Scivolando, saltellando, inciampando qua e là per il web, in particolare nei social, mi capita, sempre più spesso di imbattermi in post, stati, e relativi commenti rivelatori di una società assillata. Anzi ossessionata. Le ossessioni che sbucano come funghi dopo la pioggia e che bucano le menti come spilli e spilloni, sono, per lo più, riconducibili alla sfera sessuale e, in misura minore anche se imponente, a temi di vario fanatismo - religioso e a-religioso; politico e apolitico; razzista in tutte le salse, e cioè contro le donne e contro gli uomini, contro i neri e i gialli e anche i visi pallidi, insomma contro tutto e tutti. Non ultima, l'ossessione culturale, farsi riconoscere come appartenente a un livello intellettualmente superiore è molto, molto cool. Quelle più divertenti, quando non superano il limite del sempre valido buon gusto, sono le ossessioni inerenti al sesso. Basta fiondare sullo schermo un'immagine appena appena allusiva, non so, una trasparenza, un vedo e non vedo, un abbagliante spicchio di pelle, sapientemente dissimulato e quindi supremamente intrigante, che il picco dei like e dei commenti degli utenti maschili, ecco che si impenna. E il testosterone trabocca e vola felicemente attraverso l'etere. Ora dico io, non è che la cosa crei un particolare fastidio, facciano pure, lor signori e anche loro, le maliziosissime fanciulle (anche in là con gli anni, a onor del vero), ma che, almeno si rendano conto nel reiterarsi quotidiano delle loro abituali performance dialettiche sul web, che rischiano di diventare succubi di un'ossessione. Virtuale certo, ma sempre di ossessione si tratta. E le ossessioni fanno presto a disorientare. Si finisce, prima o poi, col pensare sempre più a una sola cosa e si perdono di vista tante altre cose (e persone), quelle sì, reali e accoglienti. E il discorso è valido per tutti, tanto per la stralunata utenza maschile, quanto per quella femminile, assillata, a sua volta, dal desiderio di conferme del proprio potere seduttivo, e dalla voglia di galanterie, più o meno esplicite ed eleganti. Ma davvero abbiamo necessità, noi donne, di conferme da qualcuno senza identità alcuna, se non quella che appare? A me sembra di no, o quantomeno, non dalla rete. Le conferme di ciò che siamo, fisicamente e intellettivamente, dovremmo leggerle altrove, non sullo schermo lucentemente morto di un pc. Dovremmo leggerle negli occhi di chi ci vive accanto, di chi ci conosce e ama: anche, e forse meglio, per le nostre piccole manie, per le nostre incertezze, per le cadute improvvise, per le fobie e per gli assilli che, come  buchi neri tra le stelle, regalano ombre ammalianti ai nostri occhi.

 Foto di Jacques Henri Lartigue

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