Fruscìo
Batte il tonfo nella notte
ricadi ancora supina forma
nella libertà degli Inferi
della tua mente impietosa.
Un vortice schiaccia il tempo
un tumulto scardina le porte
da me incustodite, ignara vestale
del tempio sconsacrato agli Dei.
I cancelli stridono, stridono.
Chiudono i giardini al mio occhio cieco.
Non disseterò mai più la mia erba,
vedrò germogli bruciati e lande brune.
Sono reclusi gli anni, calpestati
da molti piedi stranieri.
Mi chiamano ancora, hanno voci
di antichi amori, oscillano e si tuffano.
Del mio cuore dilatato nel nuovo spazio.
piccole ninfe siete, amorose parole.
bisbigli di canzoni, fruscii di erbe smosse
venite fuori dall’ombre, incontro a me venite.
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