sabato 1 novembre 2014

L'Idra di Lerna mi divorerà.

Non è mia abitudine mettermi su queste pagine con assiduità giornaliera, ma ho il petto colmo di amarezza, il cuore che batte al ritmo di una rabbia furente.
Non ce la faccio più a vivere in un Paese così, la misura è stracolma, la tentazione di fuggire è tanta.
Ieri i media hanno diffuso due notizie, la prima riguardante l'assoluzione, nel processo  sulla morte di Stefano Cucchi, di tutti gli imputati; la seconda, la prescrizione del reato nel processo d'appello contro il ministro Claudio Scajola. E nel processo di primo grado era stato assolto, perché nell'acquisto della ormai famosa casa con vista sul Colosseo, non vi era stato dolo da parte sua. In poche parole, a caval donato non si guarda in bocca e che colpa può mai avere il tapino, se un tale magnanimamente gli ha voluto elargire una regalia da un milione di euro? Capita a tutti noi, no? E se non è ancora successo, è solo colpa nostra che, poveri scemi, non abbiamo saputo scegliere le amicizie giuste.
Due sentenze  dunque e se ne dovrebbe essere lieti, se giustizia fosse stata fatta. Ma non è così. E se nel caso del politico, anima candida siccome un giglio, la vicenda suscita lo sberleffo e un triste sarcasmo; nell'altro, quello del giovane morto non si sa come -  anzi no, si suggerisce l'ipotesi di un suicidio dovuto all' inedia consapevolmente voluta da lui stesso - l'epilogo suscita uno sbigottimento attonito come se non si volesse credere a ciò che si sente, e subito dopo, una collera sorda e il rifiuto sdegnato di accettarla quella sentenza.
Penso ai genitori e alla sorella di Stefano che hanno visto quel cadavere, figlio e fratello un tempo, macchiato dalle ecchimosi, gli occhi pesti, segnato da fratture; penso a loro che hanno collaborato con le istituzioni, confermando dolorosamente la tossicodipendenza del loro ragazzo, ma fiduciosi di conoscere la verità di quel corpo spezzato e denutrito. Vorrei abbracciarli e dirgli che sono con loro, che sto dalla loro parte, che anche io voglio la verità.
Mi rimane questo gusto fangoso nella bocca, questo miasma nelle narici, questa sensazione di sporcizia. Come se anche io fossi caduta nella palude fetida dell'Idra, il mostro a nove teste che è pronto a divorarmi.

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi