Déjà vu
Le stesse parole
rimosse
dagli occhi con
frullo d’ ali.
Il gesto perenne di
tedio
affannato sulla
bocca tagliata
dalla lama di altre
bugie
sculture di graffi irrisolti.
I fiori non reco, solo
il vino
trabocca dal mio calice e dal tuo
nella stanza di risate
ardente.
Di lei e di me con il
dubbio nell’ombra
della mente greve d’
amore amaro.
Di silenzio ammantato
resiste ancora.
Il ciclo di immemori
lune è passato
sulla casa ospitale e
nulla è mutato.
Non tu dagli incerti
sonni erranti
e dalle veglie sfinite
come il tuo corpo.
Non io dalle dita spoglie,
aghi d’acciaio
ti indicano penombre tessute dal ragno.
Non lei, crudele e ignara
dea
che tende e spezza il
filo annodato
di lacerata pietà, di
furente pianto.
Il sangue del vino si accende
nelle nostre vene pulsanti.
Nella stanza calda saetta
il lampo
del mio ultimo film e
resto cieca.
Foto di Henri Cartier Bresson
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