sabato 20 settembre 2014

Déjà vu

La storia personale di ognuno di noi riflette spesso la storia dell'umanità nel suo complesso, si ripete. Ciclicamente si compiono gesti analoghi a quelli di un anno o più anni fa; si pronunciano frasi già dette e ascoltate; si ricade negli identici errori, che ci eravamo ripromessi, inutilmente, di non commettere mai più; ci si avvoltola sempre nell'uguale groviglio di vecchi dubbi e di vecchie bugie, ai quali si aggiungono nuovi dubbi e nuove bugie. Tutto scorre in un continuo déjà vu che non cessa di stupire.

Déjà vu

Le stesse parole rimosse
dagli occhi con frullo d’ ali.
Il gesto perenne di tedio
affannato sulla bocca tagliata
dalla lama di altre bugie
sculture di graffi irrisolti.

I fiori non reco, solo il vino
 trabocca dal mio calice e dal tuo
nella stanza di risate ardente.
Di lei e di me con il dubbio nell’ombra
della mente greve d’ amore amaro.
Di silenzio ammantato resiste ancora.

Il ciclo di immemori lune è passato
sulla casa ospitale e nulla è mutato.
Non tu dagli incerti sonni erranti
e dalle veglie sfinite come il tuo corpo.
Non io dalle dita spoglie, aghi d’acciaio
 ti indicano penombre tessute dal ragno.
Non lei, crudele e ignara dea
che tende e spezza il filo annodato

 Un anno  è passato e non ha tempo
di lacerata pietà, di furente pianto.
Il sangue del vino si accende 
nelle nostre vene pulsanti.
Nella stanza calda saetta il lampo
del mio ultimo film e resto cieca.


Foto di Henri Cartier Bresson





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