Dagli incubi di albe estive, nella vibrazione di sole rosso che abbacina occhi e cervelli.
Visioni di paure notturne, singulti del cuore respirano accanto a noi, stentano a dissolversi. Sarà la luce, bianca e rovente lama, a recidere il filo di ombre.
Plachiamo la sete alla fonte quieta.
Alla fonte placo la mia sete.
E alla fonte dell’attesa
placo la mia sete
metto una benda sui tuoi
chiari occhi
rivolti al passato, ti porto
con me
su altri sentieri sconosciuti
a te, a me.
La strada sconnessa si
allunga davanti
ma io non la percorro, cieca
cammino
lungo immaginari giardini al
tramonto
la donna discinta giace nell’ombra.
Una falena si brucia alla
luce fallace
arde contorta le ali
incipriate, muta
si abbatte schiacciata da
veloci passi,
corro alla fonte tra sassi
scrosciante.
Immergo le mani d’argento
macchiate
trascolora di rosso venoso
il nitore
mi abbevero all’acqua in
attesa di quiete,
di spiccare il volo placata la sete.
di spiccare il volo placata la sete.
Claude Monet Ninfee 1920
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