martedì 10 giugno 2014

Multiforme.

La vita muta e io con lei. Mi capita in questi giorni di sentirmi un rettile che cambia pelle; oppure un camaleonte che adegua la propria livrea all'ambiente circostante e ai pericoli in agguato. Faccio opera di autoconvincimento, mi dico che devo essere multiforme, pronta ad afferrare le novità e i ruoli diversi che la sorte ha in serbo per me. Penso a Proteo, mostruosa divinità del mito, e ci scherzo su, adeguandomi. Ma non è semplice, i sussurri del passato rovistano nel mio cuore e la memoria di perdute certezze si fa dolente. Mi consolo pensando che sia così per tutti, gli orologi hanno questo compito (odioso, temuto o al contrario atteso e amato) di cancellare e creare il tempo, matite e gomme sul foglio bianco che è la nostra esistenza. Tutta da scrivere, cancellare, riscrivere fino alla fine, fino all'ultimo giro di lancette.

Nel disordine.


Nel disordine del  mio corpo
si riflettono le sonore stanze
piene di oggetti volati via
dalle custodite scatole d'osso.
Nel disordine della mia mente
giacciono insonni incubi
di recenti dolori a me stretti.
Avvinghiate serpi al cuore
impediscono il battito svelto
frenano il passo alla luce ferma.
Canta la sua canzone infinita
la voce del tempo a me residuo,
mi dice che è scaduto il passato.
Ma io non voglio testa di rovi,
mani imbrattate, carni corrotte,
lingua di fiele, occhi di giada morti.
Nel disordine del mio corpo e mente,
mi volto indietro e lo fisso il tempo
il mio tempo, feroce soldato d'amore
armato, feroce bandito a me schiavo.


Frida Kahlo  Autoritratto

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