giovedì 26 giugno 2014

Filastrocca. 1990 - 2014

Il caldo arroventa le città, arroventa le campagne, arroventa le menti malate. L'altro ieri la pineta di Nicolosi, un piccolo centro in provincia di Catania, è stata devastata da un rogo. Le notizie pervenute parlano di più incendi, a macchia di leopardo, il che "farebbe" ipotizzare un intervento doloso; ma non si esclude, dicono sempre gli addetti ai lavori, che il disastroso evento sia da attribuire alle temperature record raggiunte e al forte vento di scirocco. Siamo alle solite, tristi, e ineluttabili novelle di ogni estate che si rispetti: caldo torrido, vento ancora più torrido ed ecco che gli incendi divampano, bruciando ettari su ettari di boschi, macchia mediterranea, campi. Insomma, verde. Il verde attira le fiamme, le corteggia, le incita spavaldo. Io sono scettica, che volete, sono cinica e poco propensa alle versioni di comodo. Sì, perché in fin dei conti è meglio pensare che sia la natura stessa a suicidarsi, invece che stare a scervellarsi per cercare altrove i colpevoli dei disastri ambientali. E ora si diranno le stesse cose di ogni anno, si piangeranno lacrime di coccodrillo sulle ceneri bollenti che prima erano alberi e cespugli; si dirà che ci sono pochi uomini e pochi mezzi di terra e di aria - i famosi canadair - rinviando la soluzione (sempre teorizzata, mai esperita) alla prossima stagione. Il ciclo eterno delle stagioni, in fondo naturale. Nulla cambia.

Filastrocca 1990
Vorrei il silenzio dei bimbi
per ascoltare la memoria
del giardino d’agosto.
Per raccontare la storia
dell’ippocastano ridente
e del noce ammalato
nell’ultimo verde vigneto
che attendono l’uomo soldato
di una stupida guerra
fatta di sassi e di rovi
di fango e di terra,
di grigio cemento armato.
Vorrei raccontarla
nel silenzio dei bimbi
la storia memoria
ma è lontana ormai
scomparso è il noce malato
e l’ippocastano ridente.
C’è solo l’uomo soldato
Nell’ultimo verde vigneto
Di grigio cemento, armato.


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