mercoledì 5 marzo 2014

Un pomeriggio a Pompei

I recenti crolli verificatisi a Pompei sono da addebitare, secondo il soprintendente al sito archeologico, alle forti piogge. Lo stesso dicasi per il cedimento con relativo squarcio di un bastione dell'Acropoli etrusca a Volterra. Peccato che non si possa dire al maltempo di smetterla di infastidirci e di arrecare danni al nostro patrimonio artistico, sarebbe tutto talmente più semplice, sarebbe tutto risolvibile. E invece no, bisogna spremersi le meningi, capire e dopo mettersi in moto e spendere quei soldi che già, oh perbacco! sono stati stanziati e ridare la giusta attenzione a quei siti che come dice il ministro ai Beni Culturali, sono il nostro "orgoglio"!  Bravo, ci volevano altri dissesti e altri crolli per ritrovarlo. Come se non lo sapessimo già, come se non lo sapesse il mondo intero che il nostro Paese è uno scrigno di gioielli da non disperdere, ma da conservare con amore. Ed è quello che manca da sempre a noi, inutile fingere, è l'amore per la cultura e per l'arte che ci difetta e i nostri politici in questo ci hanno degnamente rappresentati, oh sì, non possiamo lamentarci davvero. Ora promettono che le cose cambieranno, che il nostro patrimonio d'arte (immenso e meraviglioso) diventerà priorità assoluta: vogliamo crederci? Poco, date le circostanze, ma di certo saremo sempre più vigili.
Voglio ricordare Pompei così come mi apparve durante un viaggio di moltissimi anni or sono, da bambina con mia sorella e i miei genitori, ancora giovani e felici. Voglio ricordarla nella luce di un pomeriggio di settembre, una spruzzata d'oro sulle pietre antiche, sull'acciottolato corroso, sui muri ingentiliti da erbe selvatiche; voglio ricordarla nel silenzio di quel pomeriggio, pochissimi visitatoti e io e la mia sorellina che ci perdiamo nell'intrico di vie e non scorgiamo più la schiena dritta di papà e non sentiamo la risata dolce della mamma; voglio ricordarla così con quel brivido su per la schiena,
 un misto di paura e di smania d'avventura, quel senso della scoperta. Quel senso dell'ignota vita di altri uomini e donne che mi camminavano accanto, ombre remote e amiche. Forse furono loro, con le loro bocche mute, a prendermi per mano e a farmi scegliere quegli studi che non ho mai smesso di amare.

Pompei - Villa dei Misteri

2 commenti:

  1. "...un misto di paura e di smania d'avventura, quel senso della scoperta. Quel senso dell'ignota vita di altri uomini e donne che mi camminavano accanto, ombre remote e amiche. Forse furono loro, con le loro bocche mute, a prendermi per mano e a farmi scegliere quegli studi che non ho mai smesso di amare." Bisogna aggiungere altro? Perfetto!!!

    RispondiElimina

Lettori fissi