giovedì 5 dicembre 2013

Espiazione collettiva.

La parola di oggi è espiazione. No, state tranquilli, non è per via dell'atmosfera natalizia che mi rende particolarmente incline al mea culpa o al desiderio di purificazione, no. Mi è tornato in mente un famoso libro di Ian McEwan, letto un bel po' di anni or sono e che già allora mi era sembrato appropriato ed estensibile, come concetto, alle nostre umanissime vigliaccherie e ai nostri errori più o meno cercati con puntiglioso volere. Ed espiazione è un termine inclusivo di ogni colpa, da quella veniale a quella mortale, tanto per citare la mia educazione religiosa, messa in soffitta da molto tempo. La parola mi è balzata incontro in questi giorni, con virulenza inaspettata, ascoltando e vedendo i nostri politici in affanno, alla sempre più disperata ricerca di convincere chi presta loro orecchio, che a tutto vi è rimedio, che le cose andranno meglio, che bisogna solo scegliere da che parte stare; insomma la continua, stucchevole campagna elettorale che non ha mai fine, nella canea delle aule del Parlamento (ieri e oggi insulti a destra e a manca); nelle televisioni ormai luogo di turbolenze che i meteorologi o i piloti di linea neanche si sognerebbero; sui quotidiani, anche essi siti di risse tra opposte fazioni e guai a capitare con il nevrastenico di turno, ti bastona con lapidarie e spesso incongrue (quando non illeggibili sintatticamente) risposte ai commenti che hai osato fare. E fino a pochi giorni fa, almeno eravamo certi di averlo un Parlamento, non il massimo, censurabile accozzaglia di individui d'ogni risma, ma un Parlamento c'era. E invece no, manco a dirsi: i giudici della Corte Costituzionale  hanno riconosciuto l'illegittimità. della legge elettorale meglio nota con il magnifico ed eloquente nome Porcellum. Ergo, tutti i signori e le signore che siedono comodamente nelle loro poltrone, sono degli abusivi, in quanto eletti, presumibilmente per legiferare, per mezzo di una legge incostituzionale. Bene lor signori, avanti per il prossimo giro! E intanto noi attendiamo il nostro, il giro di boa col vento in poppa o se volete il prossimo giro di roulette. Aspettiamo che le feste passino, si deve festeggiare il Natale e poi il Capodanno e anche la Befana, e dopo allora si vedrà, si discuterà, ci si accapiglierà, ci si insulterà ancora e forse, alla fine, avremo una legge elettorale, matterellum o porcellinum o un ibrido tra un matterello e un porcello. Sospiro di sollievo innalzerà i nostri apneici toraci. Dicono, promettono da tutte le parti che così sarà.
Nel frattempo, a proposito del tema che avevo scelto e che si è perso nei meandri della scrittura, propongo  ai nostri politici una solenne cerimonia di espiazione collettiva; ecco sì, potrebbero profittare delle meritate vacanze natalizie per purificarsi. Magari astenendosi dal partecipare nei salotti di Vespa, Floris, Santoro e di tutti gli altri che li inseguono; potrebbero astenersi dal farsi intervistare dai giornalisti delle prestigiose testate; ma soprattutto,  potrebbero astenersi per due settimane dal commettere quei peccatucci veniali che, magicamente, li porterebbero alla ribalta nuovamente. Non è chiedere troppo, in fin dei conti: i nostri politici e le nostre gentildonne della politica ne avrebbero un giovamento spirituale, espiando si monderebbero delle loro miserie. E  anche noi ci purificheremmo. Da loro.


Renato Guttuso  -  Il comizio  1962
 

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