mercoledì 21 agosto 2013

Stavolta mi metto a urlare.

Oggi sono molto, molto arrabbiata, sono nera come il cielo che si è schiantato sulla città in un'orgia di lampi, gocce grosse e fitte. tuoni e vento con voce da licantropo tanto per non farci mancare niente. Eppure, all'inizio sono stata felice, la pioggia mi è amica e mi allarga il cuore, la pioggia è vita, penso da sempre. Sì, la vita. E ho iniziato a ripercorrere questi ultimi mesi e poi gli ultimi giorni e le immagini che mi scorrevano innanzi erano desolanti. L'Egitto e i suoi morti in piazza, la Siria con le foto di bambini morti soffocati per l'uso del Sarin, gli sbarchi dei disperati sulle nostre coste e sei di loro, tutti ragazzi, annegati a pochi passi dalla riva, davanti a un lido balneare della mia città; e poi gli immancabili incendi a devastare il già devastato patrimonio boschivo della penisola e i canadair che non si trovano, però in compenso avremo gli F35 per difenderci. Per difenderci da cosa? Dagli alberi? Dai boschi? E sempre le notizie luttuose delle donne ammazzate perché ci sono uomini che credono di essere i padroni delle loro vite; e la crisi e i disoccupati e i ragazzi che vengono in vacanza e poi se ne scappano di nuovo via, perché tanto qui non c'è niente e altrove, forse, avranno qualche opportunità e non dovranno sentirsi mendicanti in patria o scrocconi in famiglia.
Sono arrabbiata. Sì, la vita penso. E mi scorrono davanti agli occhi le immagini di due ragazzi investiti e lasciati per strada, senza che il vigliacco/a di turno (mi manda in bestia la locuzione "pirata della strada" i pirati di Salgari e dei film della mia infanzia erano intrepidi avventurieri) si sia fermato per prestare soccorso; e ancora mi si materializza davanti il pescheto in collina, quasi montagna in realtà, che a ottobre rosseggiava di foglie, e ora non c'è più, sterminato dalle ruspe di un cantiere per far posto a un complesso residenziale "nel verde", ma quale verde, imbecilli schifosi? O la strada per il mare, il mare che languisce e che solo in inverno respira, verso la costa più a nord, la strada che corre tra giardini antichi, giardini segreti, celati da muri a secco, massi di pietra lavica posti nei secoli l'uno sull'altro con le piante selvatiche a ingentilire il nero della pietra, muri a cingere case di campagna, possenti come fortezze, squadrate e belle come le nostre donne di un tempo e oggi in pericolo, sinistri cartelli annunciano, anche qui, la costruzione di "nuovi complessi residenziali" e qualche gru si affaccia tra gli aranci e indica il cielo. Ma quale cielo, ma che cielo è mai questo?
Poi, nel pomeriggio all'ora del caffè, arriva un giovane amico di mia figlia e racconta la sua storia di più che precario, di più che sfruttato.
Sì, la vita è questa, mi dico e ho voglia di urlare. E intanto i nostri politici litigano su Berlusconi e c'è chi fonda l' Esercito di Silvio e c'è chi promette le barricate, i più duri e puri. Vadano tutti all'inferno.
No, la vita non può essere così, non è solo questo. E stavolta mi metto a urlare.

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