sabato 3 agosto 2013

E gli avi scendono dai quadri.

Non mi sento particolarmente sconvolta dalla notizia, è andata come era giusto che andasse. Non ho stappato bottiglie, non ho intonato peana, mi sento appagata, un poco. Anche se so che le mene e i traffici continueranno, il brulicare delle termiti è incessante e la regina sarà ben protetta. Però, per qualche ora (per qualche giorno?) mi illuderò di vivere altrove, in un luogo dove le regole sono regole e i malfattori restano malfattori. Agosto è cominciato così dunque, tra una doccia fredda per snebbiare il cervello dal piombo del solleone e un impegno serale, in una casa in collina, alle pendici del vulcano un tempo verdeggianti di vigneti e dopo, per lo più, terreno fertile per la speculazione edilizia. Delle vigne della mia infanzia rimane qualche terrazzamento abbarbicato alla montagna e mi pare un monolito arcaico, un menhir isolato a testimoniare che la civiltà, quella vera, è passata anche per i fianchi del mio ruggente drago. Ma la casa è sempre lì, con le sue porte schiuse sul giardino selvatico, con la cisterna dal secchio arrugginito, con le sue stanze, una dietro l'altra, ombreggiate e cariche di libri e quadri di trisavoli e nonni e zii che mi fissano incuranti di me, perché non mi conoscono. Nella notte che cala veloce e tiepida siamo in tanti, tre o quattro generazioni, e siamo ammaliati dalla voce narrante e la storia si snoda e prende corpo e i trisavoli e i nonni e prozii e prozie scendono dai quadri e si svelano a noi. Tracanniamo sorsi freddi di zibibbo e marsala, per un po' l'unico suono è il tintinnio dei bicchieri e dei cucchiaini che mescolano le granite di gelso e limone e di mandorla e pistacchio: c'è un'aria buona, un buon profumo che i ventagli spargono in giro e il caldo del giorno appena trascorso si affievolisce fino a dileguarsi nell'oscurità fuori dal cancello. Il presente non ci tocca, non ci sfiora, per alcune ore. C'è solo questo giardino e il passato che lo riempie tutto e non lascia spazio ad altro; la televisione non c'è, la radio tace. Per poche ore sono dimentica di tutto. Sono felice.

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