giovedì 14 giugno 2018

Chiacchiere e distintivo.

Quello che mi rende furiosamente triste è il divincolarsi della coscienza dei molti. Un esercizio acrobatico di eccelso livello, una gareggiare degno di atleti medaglie d'oro, un districarsi nella giungla della sintassi filosofica, sociopoliticheggiante disperatamente arduo, alla ricerca del distintivo, del meritato consenso. E questo avviene non esclusivamente da parte dei politici che ci governano - è il loro sporco porco mestiere - ma da parte di chi sente come un diritto e un dovere di esplicitare il proprio sagace bagaglio culturale e politico e sociale e intellettuale, E così ci inondano di opinioni, di teorie tratte da illustri studi di eccellentissimi studiosi ed è tutto un bel fiorire estivo di statistiche, di dati, di percentuali. Una guerra con le tastiere come trombette. Una guerra combattuta da un microfono, scagliandosi missili che hanno il solo scopo di incendiare i cervelli delle masse.  Le masse che si infoltiscono sempre più, si ingrossano, si allineano. Perché il nemico è un obiettivo facile e anche conveniente da colpire. "Siamo onesti, via! Ma a chi piacciono questi disgraziati portatori di caos e di disordini?" In fondo è stata questa la domanda rivolta alle masse. E la reazione dal chiuso dei propri agi è stata quasi universale. Ancora una volta il timore che i muri delle nostre case possano essere sfiorati, intaccati da chi ci è straniero, ha vinto. E tornano così parole come confini, limiti, spazi, territori, regioni, patria. Patria sì, perché patria è quella piccola fetta di terra che quotidianamente calpesti. Che è anche vero, ma è anche vero il contrario. Se quella piccola fetta di terra non ti dà certezze, non ti offre la vita, il futuro. Se quella stessa vita che hai, te la toglie, a te e ai tuoi figli.
Ma non importa, non sono cose che ci riguardano. In fin dei conti tutto questo agitarsi, questo accusarsi reciprocamente ha tutta l'aria di essere "solo chiacchiere e distintivo". Con unna contraddizione fondamentale rispetto al film: in quel bellissimo film, il riferimento era all'eroe buono; e invece qui di eroi buoni non ce n'è neanche uno sputo. 
Continuiamo a vivere nei nostri confini, nelle nostre case, chiediamo protezione, armiamoci di tappi per le orecchie, spegniamo gli occhi e viviamo come sappiamo fare, nell'unico modo che ci è rimasto. Disumanamente.
Agli altri ci penserà il mare, il Mare Monstrum. E anche gli illuminati, eccelsi politici che ci governano, noi masse del continente europeo di oggi.

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