lunedì 9 aprile 2018

Inquietanti? Noi.

Mi si faceva notare ieri come sul Corriere venisse dato grande risalto alla vicenda di quella signora della Regione Trentino-Alto Adige, indagata per avere usato la legge 104 (benefici per l'assistenza in casa di anziani) al fine di poter trascorrere, con l'ignaro consenso dello Stato, allegre vacanze in esotiche località; e quante poche righe, sempre sulla stessa testata, si dedicassero a un blitz delle forze dell'ordine che ha assicurato alla Giustizia un pericoloso e latitante camorrista. Premesso che l'abitudine truffaldina e disonesta della signora è da perseguire secondo le leggi vigenti, trovo una notevole sperequazione nella maniera di dare rilievo alle due notizie.
E oggi leggo in un interessantissimo post quanto sia inquietante la presenza della Casaleggio nel M5s. Non voglio addentrarmi nella questione, non ne ho illuminanti conoscenze, solo molti dubbi e scarsissime certezze. Quello che mi colpisce è "l'inquietudine" che tale racconto riesce a provocare.
Ora, voglio dire: ma davvero sono queste le notizie inquietanti,  quindi, letteralmente, che dovrebbero e potrebbero toglierci la "quiete"? E allora il gas piovuto dal cielo su centinaia di inermi, a Douma in Siria? E il massacro che non si ferma, dei curdi, da parte di Erdogan? E il mai finito conflitto tra Israele e la Palestina, nella insanguinata striscia di Gaza? Non sono questi i fatti, continui, interminabili, che dovrebbero toglierci la serenità o quel che ne resta, o come cavolo la si vuole chiamare la nostra vita da occidentali smarriti e senza più discrimine? Perché è quello che abbiamo perduto, il discrimine, la capacità di discernere, di possedere criteri di giudizio, di dare peso e valore opportuni e congrui.
E non è colpa dei giornalisti, non è solo colpa dell'informazione (come suggerirebbero gli articoli citati sopra) il giornalismo, l'informazione - e mi riferisco a quella vera - fanno il loro mestiere, porgono al pubblico quello che il pubblico si aspetta, quello che vuole. Cavalcano le ondate, di volta in volta adeguandosi ai gusti-disgusti dell'opinione pubblica. Che si inquieta, si incazza della signora che fa le vacanze a sbafo e della Casaleggio o delle quadriglie e tarantelle dei politici. Ma non si inquieta del sangue e della morte lontani, non ci riguardano e, anche perché no? ci siamo abituati, a quelle guerre e a quelle morti.
In conclusione, rifletto.
Sì, provo inquietudine, la provo per me e per chi mi è caro, e per tutti. Perché siano noi ad averla assorbita l'inquietudine, siamo noi, con la nostra acquiescenza silenziosa e passiva e vagamente annoiata, a essere diventati inquietanti.


Mario Sironi  "L'idolo"  1955

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