lunedì 8 gennaio 2018

L'aquila zoppa.

Ho cambiato programma, sono cambiati gli stimoli alle mie riflessioni. Volevo stilare un consuntivo, forse più poetico più etereo, arioso quasi a sfiorare il cielo di perla che occupa lo stretto spazio sul giardino tra le case; volevo dire quello che mi è piaciuto di quest'anno finito nelle bollicine di un calice e quello che mi piacerebbe di quest'altro usurpatore che vagisce ancora. Ma no, non ci riesco, poi arriva uno squillo, ascolto delle parole e mi monta una rabbia ed è quella panna nera e amara, la immagino così la rabbia, una panna nera e amara che affoga nella bocca ogni parola, che asciuga nella testa ogni pensiero.
Perché ancora una volta so  che sono i pochi, un manipolo bieco a decidere della vita di altri e delle loro legittime aspettative. I piccoli poteri di piccolissimi uomini che non valgono nulla, che non sono nulla se non quello che gli abbiamo concesso di essere col nostro mutismo e la nostra complice pigrizia morale. Omuncoli che spadroneggiano convinti di poterlo fare, in una terra, la mia, derelitta da noi per primi, perché l'importante è che qualche osso da spolpare resti anche per noi, per noi tutti. Uomini miserabili che agiscono secondo logiche medievali, quelle dei vassalli e dei valvassori e chi ha di più, più raccoglie e il popolo bue che crepi. Uomini che non meriterebbero un saluto, un sorriso neanche di cortesia, ma solo il disprezzo che seppellisce e la risata che inchioda.
E invece possono fare quello che gli passa per la testa, possono fare del male. Possono togliere lavoro a chi lo merita e darlo a chi non sa che farsene; possono giocare a scacchi con la vita dei nostri giovani e il re vince sempre con loro.  Il re è coperto dalle mosse degli alfieri e dei cavalli e sulle torri si issano le bandiere con le regali insegne, l'aquila affila i rostri. Ma l'aquila è zoppa e la regina è ancora viva. E la regina dà scacco al re. Toccherà a noi donne, a noi madri, forse? Saremo noi a dare scacco al re?
La collera che provo è grande perché grandi sono le ingiuste cose che vengono perpetrate ai danni di chi non ha altro scopo se non quello di essere libero nell'affermazione della propria dignità e la dignità, per un uomo e per una donna,  è potere esprimere se stessi tramite quello che si sa fare, tramite quello che si ama fare o più semplicemente e comunemente, che si può fare.
Togliere il lavoro a una persona significa derubarla di ogni possibile vita.
Oggi sono arrabbiata, oggi maledico questa nazione che non fa niente per i suoi figli più giovani, che si ostina a non vederli.


Antonio Ligabue "Aquila con volpe"  1949 ca.

1 commento:

  1. Tremenda riflessione! L'unico augurio che mi sento di formulare è che la panna nera non si limiti a procurare amarezza con le sue tossine, ma che generi quegli anticorpi che provocando un sano vomito possano, un giorno, liberare questo nostro martoriato organismo.

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