venerdì 13 maggio 2016

E lo disse il Poeta.

Finalmente l'Italia ha una legge sulle Unioni Civili. Finalmente possiamo dirci, anche noi, un poco civili, almeno in questo campo. Non è di certo finita qui, ma no che non è finita la questione! Già s' odono gli squilli di tromba che chiamano a raccolta i legionari della Famiglia Sacra, marito virilmente uomo, moglie leggiadramente femmina. I figli, ovviamente, in questo centro amorevole e virtuoso.
Per questa volta l'argomento figli è stato chiuso, rimandato al prossimo ventennio. Quindi, se da una parte molte coppie di fatto, etero e omo, festeggiano, dall'altra si affilano, per brandirle sopra la testa dei malcapitati, le spade.
E io resto sempre più sconcertata dalla pochezza della mente umana.
Cosa c'è che turba tanto le coscienze degli appassionati sostenitori della famiglia tradizionale, ovvero di quel nucleo di persone al quale un'educazione arcaica ci ha consegnati? Qual è il batterio che ha scatenato il focolaio? Se interpellati, questi signori e queste signore pronti a immolare tempo ed energie nel nome della santità e legittimità del vincolo matrimoniale, risponderanno che non hanno nulla da obiettare contro l'amore gay, né tantomeno contro le convivenze tra etero. Per loro va benissimo tutto, purché si svolga nell'ombra, nel chiuso delle case, e senza che si accampino scandalosi diritti: trovano forse scandaloso che chi ama voglia accudire nel luogo della sofferenza, la persona amata? Trovano forse scandaloso che chi ama voglia pensare al futuro dell'oggetto del proprio amore, qualora uno dei due dovesse venire a mancare? Ma non è amore questo? Ma non sono anche queste le naturali, normalissime conseguenze dell'amore?
In nome di cosa si possono negare i diritti agli esseri umani? Non  in nome della religione, per carità! Smettiamola di metterla in mezzo, smettiamo di usurpare il nome di Dio - non saremmo meno fanatici dei jihadisti -  smettiamo di usufruirne, come una captatio benevolentiae per appropinquarci meglio dagli inferi al Cielo.
E allora? Ancora una volta, anche in questo caso, penso che la motivazione giusta che spinge moltissimi (no, non i politici, quelli volgono i loro testoni,  da una parte o dall'altra, per mero opportunismo) a vociare, a scalmanarsi nelle piazze, ad assentire fervorosamente ai novelli tribuni, agli appesantiti consoli che invocano il referendum; penso che la motivazione sia la paura. Il timore delle diversità, dei cambiamenti, delle tradizioni offuscate, della precarietà del loro ruolo in questa società. In fondo, fino a oggi, la famiglia tradizionale ha rappresentato il baluardo da ergere contro le avversità. Perché non accettare che anche chi ha fatto scelte differenti lo eriga questo baluardo?
Per me è una questione di sentimenti, di affetti, d'amore. Per me e, vivaddio, per moltissimi altri, è questo che conta: l'amor che move il sole e l'altre stelle.  E lo disse il Poeta.


Tiziano Vecellio "Amor sacro e Amor profano"  1514-15

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