giovedì 10 dicembre 2015

Giorni di misericordia.

Certo, i giorni sono contrassegnati dall’euforia delle feste. Così pareva che fosse negli anni passati, un’ascesa verticale verso la stella puntata sulla cima dell’albero e di sotto, alle radici finte se ne stavano accatastati i pacchi strenna. Si viveva con la testa nascosta tra i peli candidi della barba di un Babbo Natale tanto fasullo quanto osannato e chiassosamente cercato. Poi sono arrivati scoppi che non sono di petardi e sono proprio accanto a noi, ci sfiorano quasi, perché anche se già c’erano, erano distanti e non riuscivano a scalfire le barriere di ghirlande e festoni luccicanti, c’eravamo trincerati, con zelante affanno a tenere fuori tutto il resto. Poi è arrivato il mare carico di morti, di bambini morti e non erano bambole e pupazzi rotti dai giochi violenti dei nostri bambini. Poi sono venuti allo scoperto i ragazzi, a migliaia, ogni sera puntualmente, a raccontarci i numeri della loro disperante solitudine e indegnità, i ragazzi che ciondolano in ciabatte per casa aspettando una mail, una telefonata che ritarderà, forse all’infinito. I ragazzi che escono, di sera, con i pochi soldi in tasca frutto di lavoretti precari o di striminzite e dolenti elargizioni dei genitori, e se ne stanno a raccontarsi le loro vite, gli occhi accesi di vino e di sogni che non vogliono evaporare nell’alcol. I ragazzi che rientrano a casa e si ficcano a letto, stremati dalla fatica di un’altra notte che annuncia un altro giorno da vivere.
E succede che qualcuno di questi ragazzi si perde per strada, camminando verso casa guarda   al cielo ed è talmente buio che gli cade addosso e sembra un macigno e, allora, c’è una piccola luce nel nero velluto della notte e ha proprio l’aspetto di una stella e le corre dietro. Ma è una stella sbagliata, è solo il crudele miraggio dei suoi occhi offuscati, della sua anima fragile. Se ne va, così, scompare lieve nella notte, lasciando una traccia lucente, come di brina sull’erba, in questi giorni di dicembre.
Questi sono anche i giorni dell’inizio dell’Anno Santo, del Giubileo della Misericordia, così ha scelto di chiamarlo il Papa. E ci crede sicuramente, lui è un uomo di fede, un uomo pio e deve credere nella bontà di disegni divini per l’uomo e nella bontà ritrovata da parte dell’uomo. Io no, non vedo misericordia in questo mondo. Non vedo l’avvento di un’era di misericordia. E non parlo di quella di Dio, non mi compete, appartiene alle cose trascendenti e io non ho in me niente di trascendente, sono immersa nella terra, ne assaporo il gusto friabile e aspro. Io non credo nella misericordia degli uomini, i loro cuori hanno la consistenza e la forma delle banconote, non sono cuori che pompano vita. La misericordia divina, se ci sarà, se vorrà avventurarsi tra noi, avrà un bel da fare, dovrà combattere a muso duro contro gli esseri umani. E questa sì che sarebbe una guerra bella: sarebbe la guerra dei miracoli

Pieter Brueghel il Giovane,Le sette opere di misericordia, 1616 ca,

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