mercoledì 21 gennaio 2015

Perché oggi?

Perché scrivere una riflessione sull'amicizia? Perché oggi, qual è l'impulso che mi sollecita a farlo? Forse una data che mi riporta indietro a liete tavolate rumorose, a libagioni con scintillanti brindisi;  che mi scaraventa indietro, alle nostre risate larghe e sbalordite di fronte alla cornucopia della vita che ci sommergeva di frutti succosi. Di giorni perfetti. O forse volevamo credere che fossero tali, ubriacandoli di vino rosso e di racconti fiabeschi. Come eravamo arguti, allegri, mai annoiati. Vivevamo così, sciaguratamente felici. Se dovessi immaginare noi, amici e amiche di un tempo, come dei segni ortografici, penserei a punti esclamativi! Niente punti interrogativi. Niente uncini che si afferrano alla mente (avete notato che il punto interrogativo ha la forma di un rotondo uncino?); solo slancio, iperbole, vertigine verso l'alto, come suggerisce il punto esclamativo. Eppure, venivamo da anni pesanti, piombo e bombe; avremmo dovuto avere meno sorrisi e più rughe sulla fronte. L'amicizia scaldava, era il viatico per dimenticare il resto, tutto quello che ci aggrediva da fuori; era lo scudo, un carapace dentro cui rannicchiarci. Poi, con gli anni che correvano come ghepardi nella savana; con la vita che girava come una trottola impazzita, fungendo da centrifuga, scagliandoci come schegge lontano, alcuni di noi sono cambiati. O forse, sono tornati a essere quelli di prima; senza più lo sfolgorante splendore della giovinezza hanno preso a scalare montagne, in solitaria inerpicata.
E l'amicizia è rimasta serrata nella memoria. Uno scrigno da aprire, ogni tanto, per rimirarne le preziose gemme fredde.
Non so perché oggi, forse da qualche parte nel mio cervello, intravedo il bagliore di un giorno, di una data. Oppure è l'inganno del tempo, ancora una volta. E non è nostalgia, non è rimpianto. Solamente la constatazione di essere un'altra, né migliore, né peggiore di quella di un tempo. Un'altra, che ha iniziato a scalare la sua montagna,  qualche volta volgendosi indietro per vedere se c'era qualcuno che le facesse compagnia, se c'era qualcuno disposto a percorrere  il sentiero in salita. E alcuni ci sono, pochissimi. Ansimanti, doloranti, stanchi. Ma che aria tersa, però qui, sulla cima.

Tamara de Lempicka  "Girls"   1927

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