martedì 11 luglio 2017

Una sola mano.

C'è un caldo infernale. Ed è solo l'inizio, il solleone ci regalerà altri giorni ardenti. Cuociono le strade, l'asfalto si squaglia e si appiccica alle suole, cuociono i tetti e i muri delle case e neanche il morire del sole li rianima, cala col buio un nero mantello afoso che odora di oggetti arroventati, le notti torride hanno un odore greve di chiuso, anche il cielo è pesante. Cuoce ogni cosa e le città bruciano. Messina brucia e altre ancora. Bruciano le colline ricoperte di pini, bruciano boschi, bruciano le colline e gli animali che vi abitano. Le solite mani omicide, i soliti criminali delle estati avvampate, mani vigliacche, mani di morte. Se c'è chi mi spinge alla vendetta è la mano che appicca il fuoco: vorrei la pena peggiore per quella mano, vorrei che le pene fossero adeguate al crimine. Che è, per me, un crimine contro l'Umanità. Non è forse di noi tutti quella pineta che arde? Non sono forse di noi tutti i boschi?. Non è forse di noi tutti questa Natura tante volte offesa e sopraffatta dalla crudeltà di alcuni, dagli interessi biechi di alcuni?
Messina e la Sicilia bruciano e se ne parla poco. Fanno più notizia i reciproci insulti, le interminabili questioni tra i politici, le dichiarazioni di un Salvini, di un Grillo, di un Renzi. Ci si può accapigliare per bene, schierandosi a favore dell'uno o dell'altro, è quello che piace, è quello che tiene all'erta un po' tutti: oggi si litiga, oggi ci si azzanna, con buona pace di tutto il resto.
Ieri una (o più mani) ha distrutto il busto di Giovanni Falcone, allo Zen di Palermo, ha anche strappato un manifesto sul Giudice. La mano carnefice che vuole toglierlo di mezzo, anche da morto. I tg, com'è giusto, hanno dato ampio risalto al fatto. Io avrei messo insieme le due notizie: quella dello scempio dell'effigie di Falcone e quella degli incendi che stanno devastando la mia isola. Li avrei messi insieme perché una sola è la mano. Sempre quella. Vile, omertosa, feroce.

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