lunedì 22 maggio 2017

Succede.

Succede di tutto in questo vecchio mondo.  Succede che il Presidente della più grande potenza si rechi in pellegrinaggio in Arabia Saudita e, alla stregua di un venditore di elettrodomestici, venda a quel paese armi per centodieci miliardi di dollari, ben sapendo dell'uso che gli emiri ne faranno. E dallo stesso pulpito si improvvisa reverendissimo pastore di anime, predicando pace e fratellanza. Succede anche che intrattenga rapporti capricciosi come quelli intercorrenti tra due fidanzati gelosi con l'amico-nemico dell'altra superpotenza. Oggi si litiga, domani si bombarda, dopodomani si tresca e si amoreggia. Insomma tutto alla luce del sole, con il resto del pianeta che, a seconda dei casi, tira un sospirone di sollievo, plaude al rinnovellarsi dell'affettuosa complicità oppure, con maggiore frequenza, semplicemente tace. Assiste e tace. Al massimo bofonchia, al massimo storce la bocca. E nello Yemen si continua a giocare al massacro; in Siria il dittatore che gode dell'appoggio di uno dei due rivali-amici se la ride e continua a torturare; ma anche a combattere contro l'Isis, che a sua volta viene armata dall'Arabia Saudita e, forse, dal Qatar; e le armi da dove arrivano? Ma da chi gliele vende, lapalissiano. Il gioco delle tre carte, insomma. O forse meglio,  la chiusura del cerchio, perfetto simbolo della logica matematica.
In mezzo a tutto questo c'è l'umanità, cioè noi. C'è il ciclo epico delle migrazioni disperate e dissestanti; c'è l'Europa che sbanda da sinistra a destra e poi pare ritrovare una specie di equilibrio. Che è poi sempre lo stesso, quello che i padroncini (perché i padroni sono altri) si possono permettersi e ci possono offrire per la sopravvivenza. Precaria, incerta, ma è meglio che niente.


Artemisia Gentileschi "Giaele e Sisara"  1620

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