mercoledì 3 maggio 2017

Le Bellezza degli occhi.

Oggi mi va di parlare di bellezza. Sì, della bellezza, quella con la b minuscola, quella dei tratti che colpiscono lo sguardo di chi osserva, quella di un corpo ben fatto, armoniosamente inserito in questa società che della bellezza, dell'estetica ha fatto il suo totem.
Un bel viso femminile deve corrispondere a canoni precisi, inalienabili, supremi. Tratti regolari, labbra ben disegnate, orecchie piccole, capigliatura fluente e luminosa, possibilmente che lasci scoperto il volto. Un bel corpo femminile deve avere due o tre punti ben torniti, ma senza esagerare. Che tutto rientri nei limiti del buon gusto, per carità. Le fanciulle così dotate hanno certamente più probabilità di accedere ai cuori maschili, ma anche, ahimè, ai posti di lavoro migliori. Perché l'estetica richiede anche la forma e la maniera di saper indossare adeguatamente un tailleurino, una camicetta, un pantalone marca la differenza. La libera scelta nel vestirsi non è concepibile. Bisogna adeguarsi alla richiesta di bon ton.
Io però, oggi, voglio soffermarmi sugli occhi, sullo sguardo di queste giovani e vincenti amazzoni. Gli occhi, lo specchio dell'anima, da sempre questa frase ci perseguita. Ed è una banalità senza tempo. Se così fosse, gli occhi di queste affascinanti pulzelle, sarebbero vuote cornici di abissi senza fondo: splendenti iridi azzurre, brune, verdi, sovrastanti bocche dolcemente schiuse, nasini francesi, incorniciate da soffiici chiome - meglio se ordinatamente lisce, senza i riccioli che tanto instillano disagio con il loro perpetuo ribellarsi a spazzola e pettine! - rosse, bionde, more. Iridi infantilmente spalancate, iridi sfuggenti maliziosamente all'obiettivo, iridi artefatte, esteticamente ad hoc (atte allo scopo di agguantare qualsivoglia preda). E dietro, o al fondo, niente, l'anima non balugina, non traspare. Sono iridi coperte dalle intenzioni, iridi costruite per i profili, anche social, con i quali si vuole incidere, come in un preistorico graffito, la propria presunta personalità, il proprio carattere. Quasi sempre, questo "profilo"  ricercato dai più, quasi sempre osannato e glorificato, sempre sui social, da una messe di like adoranti.
Io preferisco l'altra Bellezza.  Che volete, sarà perché sono donna, sarà anche perché in gioventù sono stata decentemente gradevole e non me ne accorgevo e non puntavo sul mio bel faccino o sulle mie curve. Amo i volti intensi, amo i volti che parlano. Che raccontano la loro storia. Amo gli occhi pieni, straripanti di dubbi e di dolore, ma anche di gioia e di luci, questi occhi hanno mille piccole lucine dentro, se li guardate naufragherete in un oceano marezzato di stelle.
Amo la Bellezza severa e non ammiccante, chiassosa nei colori e dolente negli sguardi e nelle movenze. Amo la Bellezza delle donne fragili, cariche di incertezze e di lacrime, segregate dagli altri; le amo queste donne che ancora non si sono compiute, che non si sentono accolte come vorrebbero e meriterebbero. Le amo come amo la Medea di Euripide e l'Antigone di Sofocle; come amo Bach e Beethoven. O come una poesia di Leopardi, che sempre mi brucia e mi commuove.
E gli uomini? Eh, no. Purtroppo spesso, gli sciocchi seguono, segugi scodinzolanti, l'usta più facile, quella che sa ben nascondere la vacuità della condiscendente preda. Non tutti, non tutti, vivaddio.

Eva Gonzalès  "Ritratto del mattino"  1876

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