sabato 17 agosto 2019

L'ultimo ferragosto, di oggi. Di ieri.

Il ferragosto se n'è andato. E a me s'allarga il cuore: meno caldo, spero, meno obblighi di stare insieme. Un ritorno alla solitudine, quella dei silenzi prolungati delle stanze, ma anche quella dei fruscii in giardino e delle pagine che scivolano tra le mani.

L'ultimo ferragosto di oggi e di ieri.


I guizzi nell'acqua dall'erba

molli gesti della pigrizia 
riconquistata
perché si nuota come bambini
schizzando sputi salati
le mani incise da solchi di freddo.
Fuori una saetta s'infila nella schiena
non cade dal cielo quasi nero
e le stelle
sono tutte cadute a San Lorenzo
stanotte c'è solo la luna
mezzana
di quando ero ragazza e portavo
sulla spalla scoperta 
una treccia.
Nel giardino d’ortensie piegate
le cicale si fregano le ali
sono allegre
nel corteggiarsi sulla magnolia,
c’è tra noi chi le scambia
coi grilli
io dico di no, che quelli
sono sapienti, quelli dei campi.
Ma non si parla stanotte
non si parla dell’oggi.

Mangiamo e ridiamo alla mensa
a turno ridiamo
il vino che scorre non è sacro
come un tempo nel tempio
nel nostro tempo
e nel nostro 
tempio.
Oh! i giochi, le vittorie
e le sconfitte e le urla
di chi non sa perdere.
Rientrano in fretta
schiamazzano e i cani
accucciati per terra 
sobbalzano con musi stupiti.
Uno scroscio, un tonfo,
un repentino scatto
una foto scolorita nella
scatola magica.
Non siamo cambiati.
Con altre ossa, con cuori
dal ritmo pazzo, 
con occhi segnati 
da veli notturne.
Siamo qui, 
in questo ferragosto di oggi.
Di ieri.


Pablo Picasso "Paysage à Valleuris, la nuit"  1952

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