L'ultimo ferragosto di oggi e di ieri.
I guizzi nell'acqua dall'erba
molli gesti
della pigrizia
riconquistata
perché si
nuota come bambini
schizzando
sputi salati
le mani
incise da solchi di freddo.
Fuori una
saetta s'infila nella schiena
non cade dal
cielo quasi nero
e le stelle
sono tutte
cadute a San Lorenzo
stanotte c'è
solo la luna
mezzana
di quando
ero ragazza e portavo
sulla spalla
scoperta
una treccia.
Nel giardino
d’ortensie piegate
le cicale si
fregano le ali
sono allegre
nel
corteggiarsi sulla magnolia,
c’è tra noi
chi le scambia
coi grilli
io dico di
no, che quelli
sono
sapienti, quelli dei campi.
Ma non si
parla stanotte
non si parla
dell’oggi.
Mangiamo e
ridiamo alla mensa
a turno
ridiamo
il vino che
scorre non è sacro
come un
tempo nel tempio
nel nostro
tempo
e nel
nostro
tempio.
Oh! i
giochi, le vittorie
e le
sconfitte e le urla
di chi non
sa perdere.
Rientrano in
fretta
schiamazzano
e i cani
accucciati
per terra
sobbalzano
con musi stupiti.
Uno
scroscio, un tonfo,
un repentino
scatto
una foto
scolorita nella
scatola
magica.
Non siamo
cambiati.
Con altre
ossa, con cuori
dal ritmo
pazzo,
con occhi
segnati
da veli notturne.
Siamo
qui,
in questo
ferragosto di oggi.
Di ieri.
Pablo Picasso "Paysage à Valleuris, la nuit" 1952
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