lunedì 28 maggio 2018

La casa arrampicata al cielo.

Meglio tacere, meglio sfuggire alle sollecitazioni dell'oggi. Quando non vi è nulla che possa dare uno stimolo fertile di gioia, di pacata serenità, meglio affondare nel sogno vissuto.


  La casa arrampicata al cielo.


Ho bisogno di dimenticare dove vivo
questa terra di nequizie trionfali 
di uomini bugiardi sulle cattedre
sconquassate.
Di liberarmi dei sipari tarmati
rigonfi di parole e corpi ubriachi
di sé, ho bisogno.
Di sfuggire agli occhi morti della speranza
ai giudizi guasti della bestialità
umana, ho bisogno.
Di lasciare ombre di carezze
larve del passato recente e antico
soffrire, ho bisogno

E non nella luce del mattino
Il telefono squilla i muri sono echi
delle voci che m’afferrano
E non nelle sere ormai estive
Sconfinate aperte sugli alberi
oscillanti di segreti sotto la luna-

Di notte, irrompe nella clausura
del letto, nelle palpebre chiuse
La casa che s’arrampica
al cielo.
Il limone è sempre là fiorito
di zagara graziosa sul minuscolo
terrazzo quadrato sospeso al viale
Il vetro riflette i lampadari dipinti
dal tuo estro
E lo scialle indiano ordinatamente
adagiato come te,
sul divano
E sul tavolo quella pianta dal fiore
strano e giallo
di cui non ricordo il nome,
ritaglia un merletto di sole.
Camminavamo insieme e tu la
tenevi stretta al cuore
Era l’ultimo regalo che ti facevo
A te e alla tua casa arrampicata
Al cielo.



Marc Chagall " La casa blu "  1917 - 20
  



















  






















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