mercoledì 11 novembre 2020

Meglio tacere.

 


Torno qui dopo mesi. Lo dico a me stessa prima di tutto, lo dico a me con una sorta di stupore perché non pensavo di aver voglia di scrivere qui. Come se questo spazio fosse limitato da qualcosa o a qualcuno. E so invece che sono io a dargli robusti confini. Quelli della mia incapacità nella perseveranza, della mia inguaribile indolenza.

Torno qui per tacere, per scegliere il silenzio. Quel silenzio schiacciato, umiliato dalle parole fuori dai denti, scardinato come porte dopo il sisma, sconnesso come le menti dei vecchi allettati da troppo tempo. Cosa potrei e vorrei aggiungere al superfluo? 

In questi mesi di ruggine da scrostare, di paludi abbandonate alle zanzare da guadare, tutto è stato detto, tutto è stato affermato; e tutto negato. Nessuno, nessuno ha avuto o voluto il tempo della riflessione, si è alzato il tiro, si sono sciolti gli ormeggi, scaricando la zavorra del buongusto e della ponderatezza e via alle scorribande di giudizi e critiche e approvazioni ed entusiasmi. Ognuno ha parlato per sé e per gli altri, ma anche contro sé e contro gli altri. Se mai dovessi raccontare di  questi mesi, al netto della solitudine feroce, delle vittime inermi, della paura armata di medievale falce, degli affetti dispersi nelle chat e nelle videochiamate, ne racconterei le voci, contraddittorie e spesso, troppo spesso ipocrite. 

Non mi interessano né i negazionisti, né gli esperimenti muscolari tra scienziati e politici. Non mi interessa neanche più l'utilizzo scriteriato delle notizie da parte dei media: molto più che a una realtà oggettiva che si avvicinasse maggiormente alla verità dei fatti, si è preferito il megafono dello spettacolo, quasi una drammatizzazione teatrale da grandguignol, un sopperire triste e scadente alle ribalte vuote di teatri e cabaret. E non m'importa neanche di chi si professa adempiente, ligio alle regole e se ne fa vanto - l'individuo mediamente intelligente sa quando e come proteggersi e l'individuo mediamente inserito nella società sa quando e come comportarsi con gli altri. E quelli che non si proteggono e non proteggono gli altri, non sono né intelligenti né individui socialmente accettabili. Non provo alcuna curiosità per loro, per le asserzioni in antitesi tra loro, per l'ampollosità che ne trasuda, come se dovessimo arrenderci, tutti, a una escatologia nuova e sicura.  

Mi interessano il non detto, il sottaciuto, l'intravisto. Mi interessano e mi sconfortano in pari misura il velo squarciato a metà, il sipario accostato, il buco della serratura oltre il quale c'è il bisbigliare della coscienza.

Mi interessa l'umanità offesa. Mi interessa la resurrezione possibile.  E mi interessano le parole di nuda verità, senza glorificazioni, né cori, né emozioni. Quelle che dicono che una Democrazia non sarà mai una democrazia compiuta e "grande" fin quando non sarà in grado di assicurare la salute, a tutti i cittadini. Tutti.

Per il resto, preferisco il silenzio. Meglio tacere.  


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