venerdì 1 novembre 2019

Vi porterei un fiore.


A te mamma  porterei una tuberosa
ti stordirebbe con quel profumo acuto
vi tuffavi la faccia a settembre
e a te nonna una rosa rosso cupo, la papa Meilland
se non ricordo male,
non so quale altro fiore ti piacesse,
è una rosa generosa e fiera, ti somiglia.
Alla bambina che era mia sorella,
un ciuffo scherzoso
di piccoli garofani bianchi
come i due dentini che ti luccicano in foto,
alla zia, a quel donnino smilzo che eri,
con te entro in confusione,
tu li amavi tutti i fiori,
ecco allora un variopinto fascio di corolle,
magari disordinate, un poco fruste com'eri tu.
Alle vecchie zie certamente iris e calle,
i fiori della belle époque,
eravate due ceppi di un secolo a me ignoto.
A te Giovannina, due girasoli da mettere
alle orecchie al posto dei cerchi d'oro
o i fiori di vaniglia per i tuoi biscotti.
All'altra nonna e all'altra zia un fiore,
uno qualunque, magari un po' esotici
irregolari come il vostro affetto e il mio.
Ai miei suoceri,  crisantemi ricci e folti,
eravate legati alle tradizioni giuste, voi
ma a te Maria aggiungerei i mughetti
così timidi e riservati.
E a mio padre e ai nonni sconosciuti
porterei foglie di tabacco e magari
in mezzo, di soppiatto ci infilerei una gardenia
da appuntare al bavero.
A tutti gli altri, e siete in tanti,
tutti, tutti i fiori della mia memoria.


Ambrosius Bosschaert il Vecchio "Natura morta con fiori" 1614


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