sabato 10 novembre 2018

Quelle parole ritrovate.

Ho ritrovato queste mie parole che scrissi dopo un'escursione incosciente sull'Alpe di Siusi, nel febbraio del 1990. Da pochi anni mi cimentavo nello sci di fondo - io che sono negatissima da sempre per qualunque attività sportiva - e quella mia nuova e inattesa follia  nasceva esclusivamente dall'amore per quei luoghi, di maestosa bellezza. Quei luoghi, quei boschi, quelle foreste. Quegli alberi così orgogliosi, così lanciati al cielo, così eterni. Allora credevo che lo fossero, ma non pensavo alla violenza allora. Alla nostra violenza. No, non a quella del clima. Noi lo abbiamo reso folle e violento, con i nostri comportamenti dissennati, con la nostra indifferenza che perdura, con il nostro egocentrismo suicida. 


Alpe di Siusi ‘90

Gli alberi hanno capelli bianchi
sulla testa aguzza,
come vecchi ardimentosi
lungo i sentieri molli
corrono accanto ai tralicci d’acciaio.
Dovrebbe essere tutt’intorno
muto il paesaggio
mentre scivolo
verso la valle nascosta.
Dovrei essere sola e perduta
mi riparerò dalla veloce sera
sussurro al mio spavento.
Mi riparerò sotto a  quel fienile
d’estate vivo d’erbe e di braccia.
Dovrei essere sola e perduta
ma un uccello
un corvo forse
canta nel fremito della neve
 canta dal bosco di larici,
A dispetto di me,
a dispetto dell’uomo
che sale con la funivia.


Alfred Sisley "La nevicata" 1880

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