giovedì 20 settembre 2018

Il sale buono.

Silenzio e pensieri: un settembre come si conviene per tradizione e per aspirazione naturale. L'autunno è alle porte e il frastorno dell'estate, le notti inquiete, i ronzii e i cicalecci della casa e della coscienza si smorzano. Non resta che la pausa morbida, delle pacate riflessioni, fino all'accogliente freddo. Perché a me il caldo mi estingue e mi ripudia, il freddo mi accoglie ed è da sempre così.
Rifletto sulla situazione che viviamo tutti: in Europa o no, migranti sì, migranti niente, via dall' accoglierli (che bella avvolgente parola!),  manovra economica che scappa dalle mani e dalle intenzioni. Parole, quante, promesse, quante. Paure e suggestioni. E concretezza di mosche che ronzano, ronzano.
Non mi avveleno di politica, resto alla finestra, guardo solo ai giovani, a quelli sempre, che se possono scappano e, se non possono, s'adeguano e aspettano.
Ma penso, ne ho tutto il tempo tra una bega personale che mi reca solo fastidio e noia e un'altra che poi si risolve e si ride, penso alle persone. Penso ai loro sorrisi e ai volti ispirati dalla buona creanza, da quello che passa, a detta del pubblico, per un bel carattere. Penso alle persone gentili, così gentili che questa loro garbatezza di modi e di aspetto e di gesti, si potrebbe affettare come uno squisito prosciutto montano: a mano e con un coltello affilato. Penso ai commenti che le loro labbra teneramente schiuse esalano e sono sempre commenti pertinenti a quello che ci si aspetta, a quello che si vuole da loro. Persone attentissime, non solo gentili, a dimostrare la loro gratitudine alle gratificazioni di un cenno, di un breve encomio, di una condiscendenza en passant. Persone di cuore, virtuale s'intende, che tanto non si spreca sangue vero nel pomparlo. Di cuor gentile dunque. Tranne quando, eh sì! tranne quando non gli si sfiora il nervo scoperto della vanità, dell'egocentrismo, della permalosa supponenza. Allora il cambiamento è repentino, Fregoli gli avrebbe fatto un baffo. La gentilezza si tramuta, si trasfigura col paludato abito della circospezione, la gentilezza delle parole trasuda del veleno dell'ipocrisia. Finalmente. Un tratto peculiare di queste persone è la totale assenza del senso dell'ironia, per non dire poi dell'autoironia: tipico esempio è il loro sentirsi sempre e comunque chiamati in causa, tirati dentro a un argomento. Come se tutto il circostante orbitasse intorno a loro, come se ne fossero il materno ombelico.
Ecco, rifletto e metto dubbi e rimpianti a tacere.
In fondo, in fondo l'ho sempre saputo: mai confidare nelle persone che non possiedono il sale buono dell'ironia, diffidarne sempre. Anche se gentilissime ti sorridono.

 Federico Zandomeneghi, Femme au miroir, 1898

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